Descrizione
TEST DI SENSIBILITÀ AI SOLFITI
Conosciuti oggi anche come anidride solforosa (E220 o siglati come E221 – fino ad E228) i solfiti vengono utilizzati come sostanza di conservazione, soprattutto nell’industria alimentare.
Il rischio di venire in contatto con solfiti è particolarmente alto se si consumano alcuni alimenti quali: il vino bianco, il vino rosso e in generale le bevande alcoliche; i prodotti da forno come pane, biscotti, crackers; frutta secca, marmellate, gelatine, sciroppi, succhi di frutta, pesce, crostacei, molluschi, insaccati, conserve, patate e prodotti derivati (patatine surgelate, purea, chips), conserve di pomodoro, caramelle e merendine confezionate. Superare l’ingerimento della dose giornaliera ed eccedere i limiti massimi è molto facile.
Negli individui sani l’anidride solforosa è considerata, nelle dosi comunemente impiegate nell’industria alimentare, un additivo sicuro. Nonostante questa sicurezza d’uso, l’anidride solforosa e i solfiti possono essere mal tollerati dalle persone ”ipersensibili ai solfiti”.
Il test aiuta a identificare i soggetti predisposti, per i quali anche quantitativi modesti possono innescare reazioni di bassa tollerabilità a queste sostanze, ad esempio broncospasmo o anche comuni mal di testa e altre reazioni allergiche.
COME VIENE EFFETTUATO IL TEST GENETICO AI SOLFITI
Il test ai solfiti viene effettuato attraverso un pratico auto-tampone buccale cioè di saliva, dalla cavità orale. Il prelievo è rapido, indolore e privo di rischi.
ESITO
- Esito negativo: il soggetto analizzato ha una bassa sensibilità ai solfiti.
- Esito positivo: il soggetto analizzato è sensibile ai solfiti. In questo modo è possibile adeguare il comportamento alimentare e lo stile di vita al proprio patrimonio genetico.
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